Via del Faiti 9, 34170, Gorizia
+39 3290703440
info.vecchione@gmail.com

Attacchi di panico: cosa si intende?

Psicologia

attacchi di panico

Che cosa sono gli attacchi di panico e perché si manifestano? Quali sono i sintomi caratteristici? Quali conseguenze possono portare? In che modo è possibile gestirli?

Ho cominciato ad avere il fiato corto, mi sembrava di non riuscire a respirare. Il cuore ha iniziato a battere forte, mi sono spaventato, pensavo di stare per morire. Ho avuto nausea e dolori improvvisi, ma non capisco perché.

Gli attacchi di panico rappresentano la manifestazione più tipicamente fisica dell’ansia. Ci colgono in maniera improvvisa e inaspettata, spesso in momenti in cui pensiamo di essere tranquilli (ad esempio, quando stiamo per addormentarci) e hanno un impatto fisico talmente forte da farci temere per la nostra salute. Il primo pensiero che una persona ha la prima volta che affronta un attacco di panico è di stare per morire o impazzire.

E’ veramente così? L’attacco di panico può portare a conseguenze di tipo fisico?

Da un punto di vista organico questo non avviene. Ossia, se la persona farà dei controlli medici nell’immediato, non ci saranno delle compromissioni di tipo fisico, come nei casi, ad esempio, di un infarto.

Tuttavia, le reazioni fisiche, le sensazioni che la persona prova, sono reali e hanno lo stesso impatto nel momento in cui vengono sperimentate.

Sappiamo, inoltre, che, anche se nell’immediato non si riscontrano problemi medici, a lungo andare l’ansia può compromettere la salute fisica, portando a sviluppare disturbi quali gastriti, dolori muscolari e articolari, cefalee, problematiche neurologiche.

E’ bene, pertanto, non trascurare i campanelli d’allarme che il nostro fisico ci invia e che possono influenzare la nostra salute e benessere quotidiano.

Quali sono i sintomi degli attacchi di panico?

L’attacco di panico comincia all’improvviso e può durare alcuni minuti, come proseguire per un tempo più lungo. I sintomi più caratteristici sono:

  • tachicardia e palpitazioni;
  • paura di perdere il controllo o di impazzire;
  • tremori;
  • vertigini e capogiri;
  • sensazione di affanno o di fiato corto;
  • sudorazione;
  • dolore o fastidio al petto;
  • derealizzazione (sensazione di stordimento o distacco, come se il mondo esterno fosse strano o irreale);
  • brividi o vampate di calore;
  • nausea o vomito.

Ovviamente non sono necessari tutti i sintomi per poter parlare di attacco di panico e, spesso, essi possono variare o intensificarsi con il perdurare del disturbo nel tempo.

Durante l’attacco la persona è colta, inoltre, da pensieri catastrofici automatici. Teme, infatti, che ci siano delle conseguenze per la propria saute e vita.

Quali sono le conseguenze?

Soffrire di attacchi di panico ha sicuramente un impatto negativo per la qualità della vita di una persona. Essa si troverà in uno stato di costante allarme e a temere che possa di nuovo capitarle di stare male.

La maggior parte delle persone, dopo un attacco di panico (ma anche in altre situazioni di ansia) tende a reagire attraverso l’evitamento: evitare di stare in luoghi troppo affollati, di guidare la macchina, di stare da soli.

A lungo andare, tuttavia, questo meccanismo non solo non apporta dei reali benefici, ma può compromettere ulteriormente la quotidianità della persona, che si troverà vincolata da limiti che essa stessa si dà.

Perché si soffre di attacchi di panico?

Di solito, quando arrivano in studio, le persone riferiscono di essere state colte dall’attacco in momenti spesso inaspettati “Ero a letto e mi stavo rilassando” “Ero in vacanza con gli amici”.

Come trovare la causa dell’attacco di panico quando questo si manifesta senza un motivo apparente?

E’ vero. Spesso sembra non esserci una correlazione tra il momento vissuto e l’attacco di panico.

Se, però, approfondiamo il vissuto di queste persone, notiamo spesso che sono caratterizzati da ritmi frenetici, obiettivi da raggiungere, aspettative eccessive.

Spesso pretendiamo da noi stessi più di quello che effettivamente siamo in grado di poter fare. Non perché non abbiamo le capacità ma, semplicemente, perché siamo umani. Abbiamo dei limiti. Quando spingiamo troppo oltre questi limiti e per troppo tempo, allora il nostro corpo e la nostra mente si attivano e vanno in allarme. Con le conseguenze che da questo deriva.

Cosa fare?

Un primo “pronto soccorso” per gestire gli attacchi di panico è dato dalla respirazione diaframmatica. Per capire di cosa stiamo parlando basta sapere che questo tipo di respirazione è quella che naturalmente facciamo quando dormiamo.

La respirazione diaframmatica permette di avere un maggiore controllo fisico ed emotivo, ridurre lo stress, controllare il respiro e ridurre i battiti cardiaci, aumentare la propria sicurezza.

Molte persone pensano di poter trovare sollievo con l’utilizzo di farmaci. In realtà, il farmaco agisce sul sintomo ma non sulle cause che l’hanno fatto emergere e, a lungo andare, può non essere risolutivo per questo tipo di disturbo.

Di fondamentale importanza è, invece, andare a lavorare su ciò che ha portato all’emergere del sintomo per averne consapevolezza e imparare come gestirlo. Questo può essere fatto attraverso uno specifico percorso terapeutico.

Dott.ssa Francesca Vecchione

Psicologa Psicoterapeuta

adolescenti adolescenza aggressività ansia ansia sociale apprendimento attacchi di panico attenzione autismo autolesionismo autostima bambini bambini difficili consulenza denver model disturbo oppositivo disturbo post traumatico da stress early start denver model emozioni genitorialità gioco libero hikikomori immagine di sé infanzia infanzia e adolescenza intervento dsa mutismo selettivo percorso terapeutico psicologia infantile psicologo Gorizia relazioni ritiro sociale Screening trauma valutazione cognitiva