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Adolescenza e trasgressione

L’adolescenza è una fase di crescita molto delicata. Comunemente, i genitori lamentano l’emergere di un comportamento oppositivo e, a volte, anche aggressivo da parte del figlio adolescente.

Dobbiamo, tuttavia, tenere presente che una certa quota di oppositività, in questa fase della vita, è del tutto normale. Essa è fisiologica alla maturazione e assunzione di indipendenza da parte del ragazzo rispetto al contesto familiare. Pensiamo a come già intorno ai due anni, l’acquisizione di autonomia da parte del bambino sia accompagnata dal cosiddetto “periodo dei no” e del rifiuto.

Di fatto, per poter diventare adulti, è necessario passare da una fase in cui si è eteroregolati (ossia aiutati dall’esterno a gestire le proprie emozioni) ad una in cui si impara a regolarsi da soli. Questo passaggio può comportare una certa quota di aggressività e trasgressione.

Quando aggressività e opposizione diventano un problema?

Il problema può emergere se la trasgressione in adolescenza, anziché diventare un modo per costruire la propria identità, inizia ad assumere aspetti antisociali.

Ciò avviene quando il comportamento eccessivamente oppositivo e trasgressivo causa difficoltà relazionali per il ragazzo e problemi di carattere sociale.

Quali sono i fattori di rischio?

I fattori di rischio per comportamenti devianti in adolescenza possono essere di vario tipo: genetici, emotivi (difficoltà a gestire lo stress e ad affrontare situazioni complesse), stili genitoriali con scarse capacità di accudimento, relazioni con coetanei a loro volta problematici.

Il rischio che si corre è che l’adolescente, in una fase in cui necessiti di un riconoscimento identitario, preferisca essere etichettato come “deviante”.

Come si può reagire a questo comportamento?

Ci sono varie modalità con cui genitori, insegnanti o altre figure che ruotano attorno al ragazzo adolescente possono reagire a questi comportamenti.

La più comune e istintiva è quella di cercare di costringerli a rispettare le regole e di ridurre la loro libertà. In altri casi, si può puntare a farli sentire in colpa per il loro comportamento.

Entrambe queste modalità tendono, però, ad essere controproducenti e difficilmente possono portare ad un reale cambiamento.

Più utile sarebbe partire dalla comprensione del bisogno è alla base del comportamento deviante, primo fra tutti il bisogno di riconoscimento. L’alleanza è più facile da costruire se si comprende quali sono le richieste alla base di un determinato comportamento problematico per intervenire su queste, piuttosto che focalizzarsi solo sulle carenze comportamentali.

E’ certamente vero che, molto spesso, per i genitori può essere complesso riuscire a comprendere cosa si nasconde dietro ad una problematica comportamentale. Può essere utile, in questi casi, l’aiuto di un esperto.

Dott.ssa Francesca Vecchione